Descrizione
In questa messa in scena Maria, Rosa e Francesca, le tre donne del testo originale, precipitano in un unico luogo dove, partendo dal grande senso di solitudine che ciascuno dei personaggi vive, confessano crudamente quello che normalmente si terrebbe nascosto: la fatica di essere madri che sconfina con il desiderio d’infanticidio, il desiderio di una sessualità più fluida represso in un mondo aziendale che ti vuole sempre conforme e l’odio per il proprio corpo che si trasforma in odio sociale verso le altre. Il senso di colpa che pervade sottilmente ognuno dei personaggi ha fornito su un piatto d’argento l’idea di dove far incontrare le nostre peccatrici senza vergogna: all’inferno. Qui la loro frustrazione, la loro rabbia, il loro dolore trova espressione in un linguaggio diretto e provocatorio, che usa immagini forti e penetranti. All’inferno, sorprendentemente, le cose si muovono, cambiano, evolvono. Un inferno che muta forma, a volte un po’ kitsch e assurdo o un po’ sala d’aspetto o un po’ prigione o un po’ deserto buio e sconfinato. Il lasciapassare per la rinascita di queste donne diventa proprio il loro incontrarsi: da questo conoscersi e parlare di sé le une alle altre, dal loro condividere la paura e l’esperienza mostruosa, scaturisce qualcosa che ammorbidisce la crudeltà originaria del testo, la crudeltà del mondo e quella che i personaggi infliggono a loro stesse.Persino all’inferno viene data una seconda chance e ne abbiamo le prove.